Figlio di medici ricercatori, il padre vittima di un tumore acuisce la sua sensibilità a decifrare i misteri dei linfomi e così vola in Germania, a Colonia dove era attivo un grande specialista di fama mondiale.
Poi arriva una proposta della Harvard Medical School, e Boston diventa per cinque anni la scena dei suoi studi e delle prime scoperte.
Con il ricercatore Stefano Casola inizia una ricerca sulla proteina chiamata Bcr, la cui presenza o meno permette di aiutare a classificare i linfomi. (continua) ↓
Stefano Casola e Gabriele Varano (come cita anche il sito mitomorrow) sono riusciti a dimostrare, sulla rivista scientifica Nature, come la presenza o meno di una proteina chiamata Bcr possa aiutare a classificare meglio alcune forme di tumori maligni, i linfomi.
I risultati hanno dimostrato che le cellule tumorali private del Bcr siano sensibili a certi stress metabolici.
Così, farmaci in grado di “affamare” il tumore (come la Rapamicina, ad esempio) potrebbero rappresentare un alleato vincente da associare alle terapie anti-Bcr nel trattamento di quei linfomi in cui cellule senza il recettore siano state identificate al momento della diagnosi» ↓ ↓
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