Un tempo in Calabria veniva utilizzato molto, quasi come un farmaco, in quanto, si dava agli ammalati ed era considerato un buon unguento con cui massaggiare le gambe dei bambini per rinforzarle.
Confermano le antiche tradizioni popolari calabresi alcuni studi recenti, che hanno dimostrato come il mosto cotto essendo ricco di polifenoli, combatta l’effetto dei radicali liberi, dannosi per l’organismo.(continua) ↓
Serve a prevenire malattie tumorali e degenerative, contro l’invecchiamento precoce fisico e mentale.
“U vinu cuattu”(in Calabrese), deriva dalla cottura, preferibilmente in un caldaro di rame, del mosto d’uva non fermentato.
Si porta ad ebollizione e si fa cuocere lentamente fino a quando l’evaporazione non riduce il contenuto di una quantità variabile tra un terzo e un mezzo di quella iniziale.
Una volta pronto si fa raffreddare e si può conservare a lungo in bottiglie.↓(Calabrianews24.it)↓
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