Per quei fatti, che risalgono a tempo fa, la donna ha citato in giudizio l’anestesista e l’ospedale sostenendo che le conseguenze di quell’episodio si trascinano anche adesso e sono il risultato di negligenza.
Secondo la donna, la flebo che avrebbe dovuto somministrarle il farmaco si era stata staccata durante la procedura e nessuno se ne era accorto. Ha detto di essersi svegliata con un forte dolore quando il chirurgo le stava facendo un’incisione all’addome.
“Avevo questo dolore intenso ma non riuscivo a muovermi. Non potevo parlare”, ha detto ai giornali locale. “Sembrava che mi stessero strappando le interiora. Come una combinazione di tirare e strappare e poi, in alcuni punti, bruciare”, ha detto.
La donna ha provato a muoversi in tutti i modi ma no ci è riuscita perché come parte dell’intervento le era stato somministrato un farmaco a parte che le paralizzava i muscoli.
Le cartelle cliniche dell’ospedale indicano che a un certo punto la paziente ha mosso il capo e così le è stato somministrato altro farmaco anestetizzante, ma nessuno avrebbe notato la flebo disconnessa che sarebbe stata riattaccata solo circa quindici minuti dopo.
Per la donna le conseguenze dell’operazione continuano a perseguitarla con disturbi da stress post-traumatico e flashback quotidiani. Per questo non si è mai più sottoposta a intervento e ha rinunciato ad avere un’altra figlia per il timore di un cesareo che la costringerebbe a una nuova anestesia.
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