Si tramanda che il suo nome derivi da “taranta”, termine dialettale delle regioni meridionali italiane per designare la tarantola e che la tradizione di questo ballo affidava al veleno di questo ragno effetti diversi, a seconda delle credenze locali: malinconia, convulsioni, agitazione, dolore fisico.
Il ballo è in coppia uomo-donna, ma può essere anche uomo-uomo o donna-donna, e avviene dentro ad uno spazio circolare di persone definito rota.
U mastru i ballu (maestro di ballo) si pone al servizio dei danzatori e dei suonatori e decide l’ordine con cui i componenti della rota possono ballare gestendone i turni.
È “buona creanza” che l’uomo entrando nella rota saluti con un gesto discreto i suonatori e la donna con cui si accinge a ballare.
Se quest’ultima è sposata o fidanzata verrà fatto un gesto di “richiesta del permesso” anche al marito/fidanzato.
La musica è offerta dagli strumenti tradizionali: la zampogna e i tamburelli.
Per tutti gli amanti di questa danza tipica ogni anno vengono organizzati Festival o eventi nell’area grecanica come ad esempio il Paleariza, il Kaulonia Tarantella Festival e tante altre feste in piazza.
Evviva la Calabria, evviva la nostra formidabile Tarantella!
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