Vecchio e antico mestiere di fatica e maestria nella Calabria che resiste.(Foto)
La fiumara era un’importante risorsa per i contadini e anche per la donna calabrese in veste di lavandaia.
La donna faceva prima il prelavaggio a mano col sapone fatto in casa (sapuni i casa).
Successivamente, i panni venivano sistemati secondo cerchi concentrici in un grande cesto nel quale si versava acqua bollente con la cenere che era il detersivo naturale dell’epoca, con proprietà disinfettante.
Questo tipo di bucato prendeva il nome di “LESSIA“.
Il sapone dell’epoca si preparava in casa utilizzando i resti dell’olio d’oliva lampante ad alta acidità (ogliu i murgaru) e dei grassi del maiale (a saimi).
Venivano poi fatte bollire in acqua (nelle coddare) con l’agguinta di soda caustica (a potassa) in opportune percentuali, avveniva così il processo di saponificazione. ↓
Il miscuglio si lasciava raffreddare e dopo la sua solidificazione veniva tagliato con una piccola serra manuale (u serrucciu a manu), in piccoli pezzi per poterlo usare facilmente.
Sembra che questo tipo di sapone veniva utilizzato anche per l’igiene personale, lavare le mani, il corpo e i capelli in quanto molto efficace contro la forfora.
Nei decenni successivi il lavaggio avveniva nei paesi o vicino alle sorgenti, in appositi lavatoi comunali, fino all’avvento della lavatrice.(www.calabresi.net) ↓